2025.10.15 Tunisia, due condanne a morte per l’omicidio di Belaid
Sentenza appello, anche ergastoli e pene fino a 37 anni
TUNISI – La camera criminale specializzata in affari di terrorismo presso la Corte d’appello di Tunisi ha pronunciato la sentenza di secondo grado nel procedimento per l’assassinio del leader di sinistra Chokri Belaid, ucciso a colpi d’arma da fuoco davanti alla sua abitazione il 6 febbraio 2013.
Il collegio ha confermato un quadro sanzionatorio molto severo: due condanne a morte e più ergastoli, con pene accessorie pluriennali, mentre nove imputati hanno ottenuto il non luogo a procedere.
Secondo ricostruzioni concordanti dei media tunisini, la Corte ha inflitto la pena capitale per impiccagione a Mohamed Aouadi, indicato come responsabile del braccio armato di Ansar al-Sharia, e a Ezzedine Abdellaoui, ex agente di sicurezza; alle condanne capitali si sommano rispettivamente 105 e 10 anni di reclusione per reati connessi. Sono stati inoltre comminati tre ergastoli a carico di Mohamed Akkari, Mohamed Amine Guesmi e Abderraouf Talbi. Per Ahmed Melki, detto “Somali”, la Corte ha disposto 37 anni di carcere. Le restanti pene vanno da 4 a 30 anni, mentre per nove imputati è stato confermato il non luogo. Un imputato è deceduto nel corso della procedura.
Il dispositivo di appello arriva al termine di un iter giudiziario durato anni e segue le pesanti condanne di primo grado pronunciate nel 2024 dal tribunale specializzato in materia di terrorismo, che aveva già definito un perimetro di 23 imputati con pene fino alla morte e all’ergastolo.
Il delitto Belaid, insieme ad altri omicidi politici dell’epoca, innescò nel 2013 una profonda crisi politica in Tunisia da cui pero’ il Paese trovò la forza di reagire con una inedita alleanza tra forze politiche.
Va ricordato che nel Paese vige una moratoria di fatto sulle esecuzioni dal 1991, pur con un dibattito politico periodicamente riacceso sul tema della pena di morte. La sentenza di secondo grado consolida la responsabilità penale di esponenti riconducibili all’organizzazione terroristica Ansar al-Sharia e chiude, sul piano giudiziario, una parte significativa del dossier Belaid, pur lasciando aperta la dimensione politica e simbolica del caso.
Con due condanne capitali, tre ergastoli, una condanna a 37 anni e più pene detentive, la Corte d’appello ha confermato l’impianto accusatorio e fissato un punto fermo in uno dei procedimenti più rilevanti della Tunisia post-2011.
2025.10.14 Tunisia: Final verdicts in the case of the assassination of Chokri Belaïd
The criminal chamber specializing in terrorism cases at the Tunis Court of Appeal delivered, at dawn on Tuesday, October 14, 2025, its appeal judgments in the case of the assassination of martyr Chokri Belaïd. Verdicts range from dismissal of charges to death by hanging.
Verdicts varying from dismissal to capital punishment
According to the information communicated, the appeal judgments concern 23 defendants involved in this emblematic case.
The court declared a dismissal (dismissal of proceedings or lack of sufficient charges) for nine defendants, confirming the first instance verdicts rendered against them.
Two defendants, Mohamed Aouadi and Ezzeddine Abdellaoui, were sentenced to death by hanging, with an additional 105 years and 10 years in prison respectively. Four other defendants were sentenced to life in prison, with additional terms for each of them.
The Court of Appeal decided to confirm the first instance judgments against several defendants, including Mohamed Akkari, Yasser Moulhi, Mohamed Ali Damak, Seifeddine Arfaoui, Houssam Mezlini, Mohamed Aouadi, Ezzeddine Abdellaoui, Mohamed Omri, Mohamed Khiari, Maher Akkari, Allam Tizaoui, Hamza Arfaoui, Kais Mechalla, Moâd Hmaïdia.
The chamber also pronounced life imprisonment for Mohamed Amine Guesmi, with an additional 20 years, and life imprisonment also for Abderraouf Talbi. Ahmed Melki, nicknamed “El Somali”, was sentenced to 37 years of imprisonment.
A symbolic affair that always stands out
The assassination of Chokri Belaïd, figure of the Tunisian left and general coordinator of the Unified Democratic Patriots Party (Watad), which occurred on February 6, 2013, shook the national political scene and provoked an unprecedented wave of popular indignation.
These appeal verdicts mark a new legal stage in a case which continues to arouse strong emotion and careful monitoring from public opinion and those close to the late activist.
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